Facebook: il nuovo babau?

In questi giorni si sta facendo una grossissima pubblicità a Facebook, ovvero si crea l’interesse verso questa applicazione disponibile nel Web anche (e soprattutto) grazie alle classiche battaglie mediatiche.
Chi segue la rete da un po’ di anni ha sicuramente avuto modo di vivere i vari “babau” legati alla rete. Ne riporto di seguito alcuni:

Non aprire quella posta

Il titolo che ho scelto fa un po’ il verso al film horror “non aprite quella porta”, ma serve a far capire il nesso tra comicità e tragicità delle errate informazioni che venivano fatte digerire ai telespettatori. In quel periodo vista la mancanza di normale manutenzione verso i personal computer: parole come “aggiornamento”, “antivirus” sembrano ancora oggi parolacce per alcuni utenti. “Se il computer l’ho comprato funzionante perché devo installarci altre cose che tra l’altro mi rallentano il PC?” oppure le classiche: “ah ma l’antivirus va aggiornato?” sono purtroppo ancora oggi le più ricorrenti. In quel periodo delle e-mail contenenti degli allegati pericolosi (prevalentemente in lingua straniera) potevano danneggiare parecchio il sistema operativo ed i dati dell’utente “distratto”. A quel tempo quindi grandi interviste in tutti i tg degli esperti: in Italia, se non lo sapete, abbiamo il GAT che ci difende dalle frodi telematiche con grande attività in tutto il territorio italiano (e colgo l’ennesima volta per tirare le orecchie a Rapetto – che coordina il gruppo – per l’inaccessibilità del sito Web: una persona con disabilità, quindi soggetto debole, difficilmente può riuscire a segnalare problemi tramite quel sito psicadelico). E quindi interviste quasi sempre ineccepibili e poi la classica aggiustatina giornalistica del tipo “e quindi non aprite e-mail che provengono da sconosciuti”. La conclusione giornalistica si commenta da sola…
Come si risolve il problema? non tanto non aprendo le mail degli sconosciuti quanto utilizzando in modo corretto gli “antibiotici”, ovvero le risorse di difesa disponibili da decenni per i PC.
Sempre su questo campo recentemente si sono riesumati i “phishing”, ossia il tentativo di acquisire dati di un utente (carta di credito, dati di accesso a servizi come ebay, ecc.) per farne un uso fraudolento. Ma anche qui non si tratta di cose “nate oggi”: ricordo che nel 2001 proprio come associazione siam dovuti intervenire a supporto di una delle maggiori banche italiane per forse uno dei primi casi di phishing.
Ultime ma non ultime le mail che promettono vincite, o che chiedono favori di spostare delle grosse somme in cambio di indennizzi, cose di cui si è occupata anche striscia la notizia. Ma la mia domanda è: ma sfigati come siamo, credete che qualcuno nel mondo vi cerca via e-mail per farvi fare l’affare della vostra vita? E sveglia dai 🙂 E sempre in questa categoria ricordo la mail-bufala in cui l’utente veniva informato che addirittura FBI indagava su del suo file sharing: beh, non ci crederete, ma ho conosciuto delle persone che sono andate dalla polizia postale dichiarando di non aver mai usato file sharing e di avvisare FBI di questo.

Attenzione al Web

Questa versione del babau gira e rigira, se ne esce direttamente o indirettamente (vedi il caso facebook) per un semplice motivo: la rete non è vista come una forma di comunicazione ma come il film “1997: Fuga da New York”, ovvero un mondo in cui appena entri ti fanno la pellaccia. Anche in questo caso non viene fornita corretta informazione in quanto internet è uno strumento per fruire di servizi, così come lo è il telefono: per lo stesso motivo quindi il telefono è pericoloso perchè posso chiamare i servizi hard a pagamento? E quindi attenzione a cliccare su link che non conoscete (???), non usate servizi di chat, non usate questo, non usate quello che alla fine si conclude con: perché usi internet, non è meglio vedere le ballerine in TV?
E su questo argomento ne possiamo trovare ogni giorno delle novità, gonfiate da giornalisti che spesso non conoscono la rete e che devono usare l’argomento caldo del momento per fare qualche scoop.

Facebook

E quindi ecco entrare facebook tra i pericoli del nuovo anno: all’inizio facebook era visto come argomento interessante, visto che i politici e i vip si creavano i loro profili, le loro pagine fan, ecc. Ultimamente invece visto il grande boom dell’applicazione che in modo “virale” porta gli utenti a connettersi tra loro, a giocare tra loro, allora sono cominciate le critiche.
La prima è esemplare: un parlamentare escluso da facebook fa addirittura un’interrogazione per saperne il motivo, come se facebook fosse un luogo pubblico in cui chiunque può starci. Facebook è un “contenitore di applicazioni Web” di proprietà di un’azienda, ha un suo codice di condotta e – come tutti gli strumenti Web 2.0 – ha un codice di autoregolamentazione. Questo significa che se arrivo nella pagina di una persona e vedo una foto oscena, un gruppo razzista o che incita alla violenza, ecc. allora gli amministratori del servizio possono decidere che interventi operare: possono rimuovere il contenuto e possono anche eliminare gli utenti.
Facebook quindi non è nulla di più di qualsiasi altro servizio erogato da altri soggetti (pensiamo a myspace, flickr, le google apps) e come tutte le applicazioni “sociali” – se usate in modo non corretto possono portare l’utente in gruppi e amicizie particolari, così come avviene in qualsiasi altro sistema disponibile in rete.
Parliamoci chiaro: se un ragazzo inserisce i propri dati in facebook e come interessi inserisce la ricerca di relazioni / incontri, è chiaro che il sistema fornirà come suggeriti degli amici idonei al proprio profilo. Stessa cosa vale per i gruppi di interesse: il bello di facebook è che si plasma agli interessi dell’utente fornendo al momento giusto l’applicazione giusta.
Bisogna quindi fare un passo indietro e chiedersi se il problema è l’applicazione o l’errato uso fatto dall’utente, e facendo un ulteriore passo indietro bisogna chiedersi: le preoccupazioni dei genitori sono corrette?
Personalmente invece mi chiedo se i genitori si rendono conto che lasciare un ragazzo davanti ad un PC con la rete internet è come dagli la possibilità di accedere a tutti i canali televisivi: allora mi dite che internet va bene ed invece sul telecomando della TV satellitare mettete il blocco ai canali hard? Forse il problema è che i giovani vanno istruiti all’uso della rete, ma il problema più grosso è che sono i giovani che ne capiscono mentre i genitori spesso capiscono solo quello che “vende” la televisione, e quindi spesso mettono un veto all’uso della rete quando dovrebbero invece incentivare un uso corretto della stessa.

Scano babau, ovvero Lei non sa chi conosco io!

Leggo divertito l’articolo di Livio Mondini in cui vengo dipinto come un babau, da utilizzarsi nei momenti in cui ti sei giocato tutte le carte… e quindi tenti con il grande bluff.
Scrivo questo pezzo perché non è la prima volta che mi capita di sentire che qualcuno usa il mio nome a difesa del proprio lavoro, come “scudo spaziale” da qualsiasi attacco. Marco Bertoni ha riportato un altro caso di cui ero informato.
Colgo quindi l’occasione per sfatare alcuni miti:

  1. Non sono (e non miro) a diventare Papa quindi nessuno viene benedetto dal sottoscritto, e nessuno parla a nome del sottoscritto.
  2. I lavori da me realizzati sono elencati in questo sito e/o in siti con link a questo sito Web. Tutti gli altri (salvo dimenticanze mie, che vi chiedo di farmi notare visto l’avanzare dell’età) non sono opere mie.
  3. Non è vero che costo “un botto”. Girano voci che io ed altri esperti di accessibilità ci muoviamo per cifre da “top escort”. Queste chiaramente sono diffuse da chi non vuole farmi lavorare con le piccole imprese / piccole P.A.
  4. Non ho una villa con i proventi della 4/2004 e dei libri.
  5. Mi piace lavorare in gruppo, ovvero per ogni lavoro che mi arriva mi piace coinvolgere professionisti. Poi mi sembra ben chiaro che preferisco prefessionisti soci IWA, che conosco e stimo, e penso possano testimoniarlo in molti
  6. Non sono cattivo come mi dipingono. Chi parla male di me o non mi conosce, oppure ne parla male per il semplice motivo di non consentire al cliente di avere pareri indipendenti.

Per il caso specifico di Livio che dire? Purtroppo è uno dei casi in cui si usa male il buon nome di qualcuno per promuovere qualcosa che qualitativamente è inferiore a quanto dichiarato (l’esempio su tutti, il problema della conformità del codice).
Alla fine questa storia mi ricorda un vecchio cartone animato che vedevo da piccolo…


Nel XVII secolo il Giappone era amministrato ormai da diverso tempo dalla classe militare dei samurai, al cui vertice c’era lo shogun. In quel particolare periodo gli shogun appartenevano alla famiglia Tokugawa e uno dei suoi membri, il vice-shogun Tokugawa Mitsukuni del clan Mito, passò alla storia per un curioso motivo. In tarda età aveva preso l’ abitudine di girare in lungo e in largo il Giappone travestito da vecchio viandante, per potersi rendere conto in prima persona delle condizioni del suo popolo. Era accompagnato dai suoi più valorosi guerrieri (anch’ essi in incognito), che intervenivano quando era il caso di riportare la giustizia. Questa serie animata riprende questo particolare episodio storico, e così ritroviamo l’ anziano shogun Mitsukuni Mito accompagnato dall’ imbattibile spadaccino Shuke, dal superforzuto Onatsu (che grazie a una benda magica aquisiva la forza di cento uomini !), dal ninja discolo Sutemaru e dal suo inaffidabile cane Don Be.
Al numero di questa scorta fissa, si aggiungono a tratti altri due personaggi:la dolcissima principessa Kaku e una ragazzina, Yuki, piccola peste che darà del filo da torcere al coetaneo Sutemaru, esilaranti le loro litigate.
Nel corso del loro viaggio, i protagonisti si imbatteranno in storie e personaggi diversi che hanno come denominatore comune i soprusi e le angherie dei potenti, piccoli signorotti locali, a discapito di una popolazione povera e operosa, contadini soprattutto. In ogni episodio, i valorosi agli ordini dello shogun si ribellano a tutto ciò, combattendo per la giustizia e, a battaglia finita, Suke mostra agli sconfitti lo stemma di Mitsukuni Mito, rivelando l’identità di colui che tutti credono, ogni volta, soltanto un povero vecchio.
Questa era senz’altro la parte più divertente di ogni episodio, perchè alle parole: “Inchinatevi al cospetto dello shogun Mitsukuni Mito”, i cattivi si arrendevano al suo potere implorando perdono, ricostituendo così ordine e giustizia.

Chiedo comunque a tutti di comunicarmi via e-mail eventuali abusi del mio nome: fino ad ora son stato buono… ma non c’è nulla di peggio di un buono quando si arrabbia. Anche perché ricordarsi delle persone solo quando serve… quello si che fa incazzare!
E per fortuna non ho trovato ancora qualche furbacchione che usa il mio nome come “tag” per le pubblicità su Google… altrimenti si, in questo caso, farò di tutto per farmi una villa – a sue spese.