Calatrava: iniziano gli esposti in Procura

Apprendo oggi dal Gazzettino di Venezia quanto segue:

VENEZIA. Nei giorni scorsi Michele Ghezzo, padre di Pietro, un ragazzo affetto da una malattia rara che gli causa difficoltà deambulatorie, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica a proposito del ponte della Costituzione. Un privato, insomma, si è già mosso mentre la Fish, la Federazione italiana superamento dell’handicap sta valutando a livello nazionale un’azione legale e chiede anche alle altre associazioni di fare altrettanto.Ghezzo considera il ricorso alla Magistratura un “atto dovuto” nei confronti del figlio: non si tratta di un gesto compiuto in un impeto di rabbia, ma di una mossa ragionata, maturata dopo serate di discussione in famiglia. Nel documento si chiede al Tribunale di accertare eventuali violazioni delle norme previste per la tutela dei disabili, visto che non sono state eliminate le barriere architettoniche che ne impediscono il suo superamento da parte di chi è in carrozzella. In particolare si fa riferimento al decreto 503 del 1996 che impone che “tutte le opere pubbliche di nuova realizzazione devono essere accessibili a chiunque”, che “non possono essere erogati contributi o agevolazioni da parte dello Stato e di altri enti pubblici per la realizzazione di opere o servizi non conformi a tale decreto”, “il progettista è obbligato a certificare la conformità degli elaborati alle disposizioni normative” e “un’opera pubblica le cui difformità siano tali da renderne impossibile l’utilizzo da parte di soggetti disabili dev’essere considerata inagibile”.«Non mi interessano le polemiche politiche – racconta Michele Ghezzo – nè le strumentalizzazioni, ma visto che non ho altre strade è giusto che almeno se ci sono stati degli errori, non mi interessa se per incapacità o per malafede, chi li ha commessi venga sanzionato, visto che si tratta di un’opera di tale importanza e di costo così ragguardevole».
Bocca cucita da parte di Pino Toso, ex delegato del sindaco per le barriere architettoniche, che nello scorso mese di agosto aveva rassegnato le dimissioni dalla carica che ricopriva a titolo gratuito proprio per le molteplici difficoltà incontrate a livello politico nello svolgere il proprio compito, visto che erano state licenziate dalla giunta delibere che a suo dire non rispettavano le leggi in materia di tutela della mobilità dei disabili.A tentare di recuperare lo strappo Mara Rumiz, assessore ai Lavori pubblici, che fa sapere che si sta lavorando per far tornare Toso al suo posto: «Ha svolto un lavoro estremamente prezioso, mi rendo conto che grazie a lui – dichiara Rumiz – sono stati fatti dei passi in avanti, ma sul ponte di Calatrava secondo il parere dell’avvocatura civica si tratta di una diversa interpretazione del dpr 503, che prevederebbe non tanto la fruizione delle opere pubbliche ma la garanzia del superamento delle barriere. Che si possono ottenere con ausili meccanici».
Resta il fatto che da un’opera di nuova progettazione e così costosa, al di là dei discorsi sull’ovovia o sull’utilizzo gratuito del vaporetto da una sponda all’altra del Canal Grande, forse ci si aspettava qualcosina di più.«Prendo atto dell’esposto, la Magistratura farà le proprie valutazioni – prosegue l’assessore – certo è che i tempi della progettazione e dell’appalto sono ormai lontani e in questo momento mi pare difficile uscirne se non con le soluzioni che sono state prospettate. Presto affronteremo anche il restauro del ponte dell’Accademia, a Venezia conciliare il rispetto delle leggi con la tutela dei monumenti non è affare da poco».

Raffaella Vittadello

Calatrava: ci si arriva in auto?

Sembra una comica ma è quel che è successo ieri.

PONTE DELLA COSTITUZIONE
Con l’auto arriva vicino al basamento

Con l’auto è arrivato fino alla base del ponte della Costituzione. Ieri mattina, durante un controllo, gli agenti hanno notato un’autovettura Ford Fiesta, parcheggiata a pochi metri dal ponte, ma dal lato della stazione ferroviaria. È stato così accertato che l’auto, di proprietà della Cignoni di Lendinara, era stata portata fino a lì da un operaio moldavo che doveva effettuare alcuni lavori al ponte. Lo straniero ha raccontato di essere arrivato fino a quel posto dopo essere entrato da un varco sul ponte della Libertà. La Questura sta accertando se ci sono state violazioni al codice della strada.

Calatrava: il parere dell’ordine ingegneri

Bello, utile, ma non indispensabile. Per gli ingeneri del Veneto, riunitisi nella sede dell’ordine veneziano a Piazzale Roma per discutere di infrastrutture, molte delle critiche mosse al ponte della Costituzione sono conseguenza di un errore di base: ”L’aver dovuto trattare un’opera d’arte come un viadotto autostradale in cemento armato”.
E sull’accessibilità che si dice? Lo si chiede a Vito Saccarola, presidente dell’ordine degli ingegneri di Venezia.

”Forse era possibile allungare un po’ il ponte per rendere le pendenze percorribili come prevede la legge (l’8%). Se per assurdo fossi stato sindaco, probabilmente non avrei costruito quel tipo di ponte in quel punto. Forse avrei pensato, se mai fosse stato possibile farlo, a un ponte al livello del traghetto di san Toma’ che e’ uno dei piu’ trafficati della citta’. Molte delle critiche mosse al ponte -assicura Saccarola- sono pretestuose, altre sono corrette. Come quella sui costi che sono lievitati enormemente. Qualcosa, evidentemente, non ha funzionato all’inizio perche’ non si puo’ fare un appalto di questo tipo su un’opera d’arte. Occorre tuttavia precisare che la normativa sui Lavori Pubblici non consente di utilizzare procedure alternative”.

E sul Gazzettino di Venezia si legge anche di un altro problema, ovvero quello dei corrimano già segnalato a suo tempo in questo blog.

Per fortuna il ponte della Costituzione non è stato inaugurato in estate. Se così fosse stato, la stampa avrebbe parlato non solo dei ruzzoloni ma anche dei corrimano superiore in ottone, che con il calore del sole è destinato a scottare parecchio. L’impressione che il materiale utilizzato non fosse proprio il massimo della praticità l’avevano avuta in molti e si narra che il direttore dei lavori abbia commentato “meglio, così i colombi non vi si appoggeranno”.

Ed il Gazzettino conclude con una dichiarazione di Saccarola, riguardo alle colpe sui problemi del ponte.

«Alla fine – conclude Saccarola – le responsabilità sono spalmate un po’ su tutti. Il progettista, forse pensando più ad un’opera d’arte che al suo utilizzo quotidiano, non ha messo in conto tutti gli elementi necessari a dare tutte le indicazioni a chi doveva validare poi il suo progetto. Chi ha controllato i lavori non è stato in grado di cogliere le peculiarità artistiche del manufatto. Infine, le imprese non si sono rese conto di cosa andavano ad offrire».

Calatrava: e ora il centro commerciale!

Sembravano voci di corridoio, ma il gazzettino di ieri 9 ottobre 2008 ha tolto ogni dubbio.

Perché ai piedi del ponte di Calatrava, al piano terra del palazzo ex Compartimentale delle Ferrovie sta per sorgere il primo vero centro commerciale di Venezia. Decine di negozi, ma anche bar, ristoranti e punti vendita di prodotti alimentari aperti 365 giorni l’anno.
È la scommessa su cui sta puntando la società Grandi Stazioni, controllata con il 60 per cento delle azioni dalle Ferrovie dello Stato e per il restante 40 da un gruppo di grossi investitori privati tra cui Pirelli, Caltagirone e Benetton. L’apertura dovrebbe avvenire entro il 2010 ma in Grandi Stazioni c’è la forte volontà di bruciare le tappe, anche per intercettare il più presto possibile il cospicuo flusso di persone che quotidianamente attraversa il quarto ponte sul canal Grande. Ci saranno le grandi griffe della moda? Ci saranno ristoranti? Al momento, su questi aspetti a Roma (sede della società) hanno le bocche cucite ma già si sa che sono stati siglati i primi contratti e che questi saranno piuttosto impegnativi. Oltre all’affitto è prevista anche una royalty sugli incassi, come accade comunemente nei centri commerciali della terraferma. Con la differenza che a Venezia gli spazi sono molto più costosi e che la proprietà prende in considerazione solo soggetti in grado di garantire un certo volume di fatturato e una certa solidità finanziaria. Insomma, entrare nel centro sarà come visitare l’area partenze di un grande aeroporto internazionale, con la differenza sostanziale che l’ingresso è libero.

Magari qualcuno si chiederà: com’è possibile concedere una simile variante (da ex mensa delle FS a centro commerciale)? Il giornalista lo spiega:

La trasformazione dell’ex mensa dei ferrovieri in centro commerciale è in un certo senso il “prezzo” che il Comune ha pagato alla società Grandi Stazioni per ottenere l’accordo sul passaggio delle persone che attraversano il ponte della Costituzione. Il terreno su cui esso poggia sul lato della stazione è infatti proprietà privata e pertanto il suo utilizzo andava regolamentato.

Ai piani superiori finirà la Regione del Veneto, la quale li ha acquistati per 65 milioni di euro.