Calatrava: partono i lavoro per l’ovocoso

In contemporanea all’archiviazione per il reato di abuso d’ufficio, partono i lavori per l’ovovia. La nuova Venezia dedica un articolo:

VENEZIA. Ovovia per i disabili «agganciata» al ponte di Calatrava, finalmente ci siamo. Dopo una lunga attesa e molti ritardi, sono iniziati ieri (nella foto a sinistra) i lavori di sistemazione della piattaforma sull’acqua da cui, dal lato di Piazzale Roma, sarà installata la cabina destinata a ospitare le persone che vogliono attraversare il Ponte ma hanno difficoltà motorie. La partenza dall’acqua è stata espressamente richiesta dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e Paesaggistici di Venezia, rispetto a quella precedente, dalla riva.

E con l’ovovia arriva la dichiarazione dell’assessore uscente, Mara Rumiz.

«L’ovovia arriverà già dalla prossima settimana – spiega l’assessore ai Lavori Pubblici Mara Rumiz – ma ci vorrà ancora del tempo prima che il mezzo possa essere effettivamente messo in funzione, anche perché saranno necessari alcuni collaudi». La la prossima settimana problemi potrebbero esserci per la fermata Actv di Piazzale Roma, adiacente all’area dei lavori.

Quanto si legge sembra molto quanto già letto il 28 ottobre 2008.
Ma ecco la descrizione dell’opera che – ricordiamo – serve a rendere a norma un ponte creato fuori norma – ovvero a tamponare un’errata interpretazione della normativa sulle barriere architettoniche, applicando una contorta idea di possibilità di mancata applicazione della legge grazie alla possibilità di una “versione alternativa” di passaggio garantita dal vaporetto.

L’ovovia partirà dall’acqua, da una piattaforma d’acciaio montata direttamente su una nuova palificata, di fronte all’edicola sulla riva di Piazzale Roma. Nulla cambierà invece dal lato della Ferrovia. E’ stata anche modificata la cabina dell’ovovia, rendendola più leggera e creando un tetto metallico a cupola.. Bisognerà “testare” la struttura laterale su cui correrà l’ovovia e fare una serie di prove di ingresso e di uscita dalla cabina di vetro, per ve rificare che tutto funzioni nel modo migliore. Il costo iniziale dell’ovovia era di poco più di un milione di euro e pochi mesi fa il Comune aveva rescisso il contratto con l’impresa precedente per ritardi nell’esecuzione dei lavori, affidando a un’altra impresa l’opera. Un costo destinato inevitabilmente a salire: si parla di circa quattrocentomila euro in più.

Non era forse meglio, a questo punto, la vecchia idea di venessia.com?
bruco-mela attraversa il ponte di calatrava

Calatrava: siamo arrivati al calabraga

Apprendo di rientro da Roma da un articolo sulla Nuova Venezia che l”inchiesta sul quarto ponte del Canal Grande curata dal PM Nordio – per la quale erano stati indagati i due ingegneri comunali Salvatore Vento e Roberto Scibilia con l’accusa di abuso d’ufficio – finisce in archivio accompagnata, però, dalle valutazioni durissime del procuratore aggiunto Carlo Nordio.

«i gravissimi errori caratterizzanti sia la fase progettuale sia in quella esecutiva, sia quella relativa allo stesso bando di gara, errori rappresentativi di una radicale incapacità, diffusa in vari settori della pubblica amministrazione e dell’impresa aggiudicataria, di comprendere la complessità tecnica di un’opera così ambiziosa, errori ripetutisi in una sorta di clonazione esponenziale che hanno dilatato i tempi di realizzazione e i costi dell’opera».

Ma l’articolo successivamente più che di errori parla di possibili “accordi”. Si tratta di un virgolettato e quindi – si presume – tratto da qualche documento e/o dichiarazione:

Sotto accusa – non penale ma, si potrebbe dire, morale – anche «la straordinaria lievitazione del prezzo» che, aumento dopo aumento, portò «un progetto che già si stava dimostrando incompatibile con le risorse disponibili» a una maggiorazione del costo del 74,9% rispetto al preliminare. Ci sarebbe stato, dunque, «un tacito accordo tra il committente e Calatrava per far apparire economicamente conveniente un’opera in realtà complessa e costosa».

E per i disabili?

Ma quello che più colpisce «nel dilettantismo, nell’indifferenza ai vincoli regolamentari e più ancora nell’insensibilità alle esigenze sociali, è la volatilità con la quale sono state affrontare le situazioni più critiche, senza la minima verecondia nel tutelare gli interessi dei terzi».
Così scriveva il progettista in merito all’accesso per i disabili. «Sono state elaborate nel progetto definitivo due alternative per lo scavalcamento da parte dei disabili. Una soluzione diretta con dei servo scala integrati nel ponte, l’altra soluzione usando i vaporetti». Grazie. «Quest’ultima soluzione – continua il progettista – lascia libero il ponte senza servo scala con grandi vantaggi estetici, funzionali ed economici». In proposito, Nordio stigmatizza «l’imperturbabile neutralità manifestata da tutti i protagonisti di questa vicenda nei confronti dei soggetti più deboli, la scelta di privilegiare considerazioni di ordine estetico alle esigenze dei disabili, nel cui solo interesse il ponte avrebbe avuto giustificazione, rivela una rozza noncuranza sconfinante nel cinismo»

Quindi in conclusione, si opta per l’archiviazione in campo penale per abuso d’ufficio, ma si rilevano parecchie mancanze che – da cittadino – auspico vengano chiarite con le relative responsabilità personali dei soggetti coinvolti nel “calatrava affair”.

Calatrava: rigettato il ricorso di Molinero

Tratto da Superando.it.

Stiamo cercando di far capire a tutti che l'ovovia non renderà accessibile quel ponte: questo il titolo del nostro più recente contributo sul Ponte della Costituzione di Venezia (lo si legga cliccando qui), la discussa opera progettata dal celebre architetto spagnolo Santiago Calatrava. Un testo dove avevamo riferito dei più recenti sviluppi riguardanti in particolare proprio l'ovovia, ovvero quella sorta di cabina che dovrebbe percorrere la struttura sul Canal Grande di Venezia, trasportando carrozzine e persone con ridotta mobilità.
Il Ponte della Costituzione sul Canal Grande a Venezia
Il Ponte della Costituzione sul Canal Grande a Venezia
«Una pezza posticcia», l'aveva definita in quell'occasione Giulio Nardone, presidente dell'Associazione Disabili Visivi (ADV), a nome della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) e in ogni caso un intervento che non sanerà minimamente la discriminazione presente in un'opera di architettura contemporanea famosa in tutto il mondo, ma "nata come inaccessibile".
Si tratta di un concetto alla base anche di alcune vertenze legali sostenute dalla stessa FISH, come il ricorso per violazione della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), presentato al Tribunale Civile di Milano dall'avvocato Domenico Molinero, persona con disabilità.

Ebbene, tali argomentazioni non sono state per nulla recepite dallo stesso Tribunale Civile di Milano, che in una recente Ordinanza (la si legga integralmente cliccando quiha respinto il ricorso dell'avvocato Molinero, il quale aveva chiesto che il nuovo ponte sul Canal Grande a Venezia fosse dichiarato inagibile, almeno fino a quando non fosse stata assicurata la possibilità di accedere liberamente alla sommità pianeggiante della struttura, in quanto i cento gradini di essa impediscono alla sua carrozzina di percorrerlo e lo discriminano rispetto a chi non ha problemi di mobilità.
Significativa in tal senso la conclusione del provvedimento firmato dal giudice Serena Baccolini, che capovolge in sostanza quanto da noi sempre sostenuto su queste colonne.  «Il dispositivo traslante [l'ovovia, N.d.R.] in fase di esecuzione – si legge infatti nel provvedimento – risulta assolvere all'esigenza di consentire ai diversamente abili nelle condizioni del ricorrente la diretta accessibilità al Ponte della Costituzione colmando, con una soluzione rispettosa della loro dignità, gli svantaggi riconducibili a tale condizione così da ristabilire l'uguaglianza con i soggetti che autonomamente possono accedere alla struttura ed evitare in concreto discriminazioni».

Tali argomentazioni vengono decisamente rigettate dalla FISH che, con il conforto del proprio Ufficio Legale, le ritiene «non conformi alla situazione reale e distorsive rispetto alla lettera e allo spirito della normativa vigente».
«Questa Ordinanza – commenta in particolare il presidente della Federazione Pietro Barbieri – è essa stessa un esempio di discriminazione, in quanto conferma la sopravvivenza di quelle barriere mentali che ostacolano una vera e compiuta inclusione sociale alla pari di quelle fisiche. Considerare infatti, come fa il giudice, la famigerata ovovia come un sistema alternativo che sana l'inaccessibilità del ponte, contrasta oltretutto con le caratteristiche tecniche del sistema stesso, che impongono una percorrenza della durata di 15 minuti o addirittura di mezz'ora,a seconda che la cabina si trovi da una parte o dall'altra del canale».
«Né va mai dimenticato – conclude Barbieri – che questa sorta di esposizione a una moderna, anche se tecnologica, "berlina", lungi dal favorire "le relazioni sociali e la fruizione ambientale", come stabilito dall'Ordinanza, isola e ghettizza il disabile e viola apertamente e sfrontatamente il principio fondamentale della Progettazione Universale (Universal Design)». (S.B.)

Calatrava: ipotesi di abuso d’ufficio

Con la notizia della candidatura di Venezia alle Olimpiadi del 2020, la notizia dal titolo sopra riportato è uscita in seconda pagina del Gazzettino di Venezia del 3 ottobre 2009.
Il sottotitolo dell’articolo non lascia dubbi: “Depositata la consulenza tecnica: la procura potrebbe chiudere presto l’inchiesta nella quale figurano già due indagati”. Gli accertamenti riguardano possibili illeciti commessi nell’iter amministrativo.

È in dirittura d’arrivo l’inchiesta avviata per accertare la sussistenza di possibili illeciti penali in relazione alle procedure amministrative adottate per la relizzazione del ponte di Calatrava. Il consulente tecnico nominato dalla procura, l’ingegnere fiorentino Paolo Leggeri, ha depositato la consulenza disposta sulla contestata opera pubblica, e ora spetterà al procuratore aggiunto Carlo Nordio il compito di tirare le fila della complessa vicenda.
Il fascicolo d’indagine è stato aperto lo scorso anno dal procuratore aggiunto Carlo Mastelloni con l’ipotesi di abuso d’ufficio e vi sarebbero già alcuni indagati, almeno due persone tra quelle che si sono occupate dei lavori: la loro posizione dovrà essere valutata alla luce delle conclusioni della consulenza.
Gli accertamenti sono stati avviati sulla base dei numerosi articoli di stampa, ma anche della relazione dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici e della documentazione trasmessa dalla procura regionale della Corte dei conti, che sta lavorando da mesi per quantificare il possibile danno erariale patito dalla pubblica amministrazione a seguito del consistente aumento di costi dovuto ai numerosi problemi di realizzazione dell’opera e ai ritardi nella sua conclusione.
La procura ha deciso di mantenere il massimo riserbo sul contenuto del corposo elaborato tecnico, dal quale il pm Nordio si aspetta precise risposte in relazione ad eventuali irregolarità nell’iter amministrativo seguito per affidare i lavori. Iter che è già stato duramente censurato dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, la quale ha sostenuto che sarebbe stato sbagliato il tipo d’appalto; che la ditta che lo vinse non doveva servirsi di una fornitura, bensì di un subappalto; che lo stesso Calatrava che avrebbe consegnato un progetto zeppo di errori; e che i tecnici del Comune avrebbero sbagliato a non rescindere il contratto per tempo.
Anche l’inchiesta erariale sarebbe in via di chiusura: prima dell’estate il procuratore regionale della Corte dei Conti, Carmine Scarano, ha incaricato i suoi consulenti tecnici, l’ingegnere Francesco Steffinlongo e l’architetto Gianfranco Roccatagliata, di integrare la loro prima relazione, prendendo in esame anche le ultime varianti in corso d’opera, fino alla quinta (la sesta è ancora oggetto di contenzioso tra Ca’ Farsetti e la ditta Cignoni) in modo da avere un quadro preciso dei costi sostenuti per completare il ponte.
Gianluca Amadori

Calatrava: il ponte non è sicuro

Son di ieri i titoli su “Il Gazzettino” di Venezia relativi alla pericolosità del ponte, articoli riportati poi anche sulla stampa nazionale.
In questo sito sono state riportate spesso le testimonianze di chi ha realizzato il ponte (Lorenzon), le varie iniziative di protesta, ecc. ma oggi la doccia fredda arriva proprio dall’Autorità sui lavori pubblici. Cito da “La Stampa”:

l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici in un documento datato 15 luglio 2009 e firmato dal presidente Luigi Giampaolino e dal relatore Andrea Camanzi, il ponte non è un’opera «pienamente funzionate»: è stato collaudato, ma non ha passato l’esame a pieni voti e lo stesso collaudatore per utilizzarlo si è raccomandato che venga continuamente monitorato per garantire «i livelli di sicurezza minimi della norma». A breve, aggiunge il quotidiano, verrà chiuso per una «stretta ai martinetti».

Nel collaudo sarebbero apparse alcune criticità e lo stesso collaudo sarebbe stato subordinato all’adozione di un piano di monitoraggio strutturale, riprova che il progettista non avrebbe rispettato l’obbligo di «fornire un progetto di opera pienamente funzionante». Una situazione che ovviamente causerà anche rilevanti danni erariali. Il collaudo dell`opera «ha evidenziato non pochi lati oscuri, esprimendosi, tra l`altro, sulla necessità della variante sulla fondazioni». L`Autorità ricorda come esistano due livelli di collaudabilità: rispetto agli «stati limite ultimi», ovvero le condizioni capaci di evitare la perdita di equilibrio totale fino a compromettere l`incolumità delle persone, e agli «stati limite di esercizio», ovvero le condizioni capaci di garantire la prestazioni previste nell`esercizio di un`opera senza comprometterne l`uso.

Il ponte ha ottenuto solo la prima collaudabilità, mentre per la seconda è stato riscontrato un «carattere incerto, ossia si può perdere anche repentinamente la funzionalità del ponte». «Il collaudatore – continua la relazione riportata dal Gazzettino – ha ravvisato una serie di riserve affatto secondarie sulle condizioni di sicurezza in esercizio dell`opera, tanto da non potersi escludere anche interventi tempestivi per ripristinare i livelli di sicurezza minimi della norma; livelli di sicurezza, appunto, già prossimi ai valori minimi e quindi facilmente superabili, con la conseguente chiusura del ponte per consentire i dovuti interventi». In attesa della reazioni di Calatrava e di Cà Farsetti, una è già arrivata: quella del consigliere comunale della Lega, Alberto Mazzonetto, che ha chiesto le dimissioni dell`assessore ai Lavori pubblici, Mara Rumiz.

Tra pochi giorni sarà l’undici settembre, un anno esatto da cui è stata fatta l’inaugurazione “in sordina”, di un ponte che è nato con problemi e che continua ad averne (tralascio, per non sparare sulla Croce Rossa, il problema dell’ovovia…).
Che dire… io già mi vedo una scena d’altri tempi…